La guerra civile spagnola ha origini e cause molto complesse e lontane, lo scontro tra le c.d dos Españas ha inizio nel XVIII e si acuisce nel XIX.
La Spagna si affaccia al XX secolo dopo aver perso le sue colonie e inizia il suo nuovo percorso in un contesto caratterizzato dal rafforzamento del mondo sindacale e libertario, influenzato dalle rivoluzioni che ebbero luogo in Russia e Germania che portò ad una polarizzazione ideologica, accentuata dalla proclamazione della II Repubblica nel 1931.
Nel 1931 vennero indette le elezioni per la costituente, il PSOE ottenne la maggioranza relativa di 120/470 seggi, la Destra ottiene 80, il Partito de Izquierda Republicana 80 mentre il restante dei seggi vennero spartiti tra il Partito Radical, i centristi e le liste minoritarie.
Venne costituito un governo provvisorio che elaborò una nuova Costituzioni con tratti progressisti e libertari, che si impegnò di portare avanti importanti riforme come il la riforma della struttura delle Forze Armate e dei privilegi della Chiesa, il che suscitò non poca preoccupazione all’interno dei settori conservatori e reazionari.
Queste caratteristiche hanno fatto del Parlamento della II Republica “el mas intelectual de la historia de la Espana.”
Nei primi anni del XX si rafforzarono le correnti radicali, comuniste e anarchiche, creando un clima di grave instabilità politica e sociale aggravato da un diffuso sentimento di anticlericalismo che si manifestava su dos liveles: intelectual y laica e popular.
L’anticlericalismo innescò una serie di proteste che sfociarono in atti di vera e propria violenza nei confronti del clero e dei luoghi di culto.
I risultati delle elezioni politiche parlamentari del Novembre 1933 consegnarono la maggioranza relativa alla destra, organizzata in un solo blocco chiamato CEDA - Confederazione Spagnola delle Destre Autonome) tuttavia il Presidente Zamora conferì l'incarico di primo ministro ad Alejandro Lerroux, leader dei radicali centristi emerso come secondo partito dalla tornata elettorale, molte personalità politiche protestarono, incrementando il clima di instabilità politica.
Nel 1936, in un contesto politico e sociale sempre più delicato, il presidente della Repubblica Alcala-Zamora sciolse le Cortes e indisse elezioni anticipate, la Destra ottenne una leggera maggioranza di voti, grazie alla frammentazione all'interno della sinistra, anche se il Fronte Popular riuscì a raggiungere la maggioranza di 57 seggi.
Il 19 Febbraio 1936 Manuel Azana ricevette l'incarico di formare l'esecutivo e il 10 Maggio diventa Presidente mentre Quiroga riceve l'incarico di formare un nuovo governo.
Il Governo repubblicano non riuscì a scongiurare il golpe entro le prime 48 ore, il quanto erano riluttanti di consegnare armi nelle mani dei cittadini affinché difendessero la Repubblica: avevano più paura delle armi nelle mani di un popolo che cantava L’Internazionale, che di quelle in mano all’esercito.
Il popolo tuttavia non si rassegnò, Radio Siviglia convocò uno sciopero generale, i contadini vennero chiamati a difendere le campagne mentre gli operai tirarono fuori le armi nascoste: inizia la Guerra Civil Spagnola.
Dal 1936 fino ai primi anni della guerra civile, il racconto della battaglia venne arricchito da tinte sempre più oscure, ottenebranti e febbrili.
Accadde che la contesa finì con l’abbracciare simboli, miti immaginari, fedi e patrimoni dei due schieramenti, la vita nelle trincee divenne scandita da inni e canzoni e il culto della patria riprende il suo protagonismo.
La patria cantata dai nazionalisti era dipinta di sacralità, quale eredità immota, quella dei repubblicani invece era la patria fisica, che palpitava nella terra feconda e polverosa.
La terra-patria della sinistra è la culla di una vita misera e difficile, fatta da sacrifici, il suo senso di appartenenza è alimentato dallo scorrere del sangue e del sudore, si invoca e si rivendica quindi quella terra su cui non si ha alcun diritto, per cantare un legame profondo e viscerale.
L’immagine dell’uomo che nutre la terra col proprio sudore e sangue, è cantato anche dall’altra parte della barricata ma con una diversa astrazione, è frutto della mitizzazione di quei valori legati allo spirito militare: sacrificio, senso di dovere e culto della morte. Il sangue nutre la terra con l’intento di poeticizzare la missione del soldato, l’eroe che con il proprio sangue e gioventù si sacrifica per la patria, legittimando e purificando l’uso della violenza.
Lo stesso regime dipingeva la vittoria dell’esercito come la conquista della salvezza, grazie allo espiritù e sacrificio, chiari riferimenti all’influenza esercitata dal cattolicesimo.
Nazionalisti cantano la morte con una maggiore intensità e tranquillità in quanto sono convinti di aver al loro fianco la fede e Dio, la ricompensa è quello di una vita ultraterrena.
Per i nazionalisti si muore non solo per la patria, ma per un bene superiore, per tornare a dormire su quella terra promessa, oggetto di tante versi e canti.
Il 19 maggio 1939 ebbe luogo la parata de la Victoria en el Paseo de la Castellana, il giorno seguente il Cardinale Gomà consegnò a Franco una croce da baciare sotto le porte della Chiesa di Santa Barbara, mentre Franco depose la propria spada ai piedi di Cristo.
La croce e la spada, sacro e profano, un rituale medievale, danno origine alla dittatura franchista.
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