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Metodi e strumenti della repressione franchista

Nella Spagna desiderosa di riscoprire la propria normalità e nascondere le ferite, l'immagine del "nemico interno" venne attribuita a chiunque costituisse una minaccia alla stabilità del nuovo ordine.

Secondo il Caudillo, i nemici del regime erano:

COMUNISMO - Il discorso franchista faceva leva sull'ignoranza della popolazione per spiegare l'influenza esercitata da queste teorie sulle c.d menti limitate.

Teorie che vedevano nei mezzi di produzione e nella proprietà privata le principali cause di ogni forma di sfruttamento, alienazione e disuguaglianza, che vedevano nello Stato un'apparato orientato verso la salvaguardia dello status quo, sostenuto dalla Chiesa e che ricorreva all'uso della forza per dissuadere l'uomo dalla ribellione.

In Spagna, il tasso di analfabetismo era molto elevato, quindi in pochi erano in grado di comprendere gli schemi ideologici e gli equilibri internazionali, lasciandosi affascinare dalle promesse della II Repubblica e rischiando la propria vita per rivendicazioni concrete, tangibili e immediate.



MASSONERIA - Associazione filosofica e impenetrabile dedita al contrasto dell'oscurantismo, assolutismo e superstizione, in netto contrasto con la Chiesa, la sua aura misteriosa era accentuata da simboli, rituali esoterici e giuramenti.


Molti erano i massoni presenti tra le file dei partiti di sinistra e di centro nelle cortes repubblicane: pensiamo ad Azana.

Secondo alcuni studiosi l'odio di Franco per la massoneria derivava dal fatto che, da giovane ufficiale desideroso di entrare a farne parte, venne rifiutato da Los hijos de la viuda o Los hijos de la luz.

Altri invece ritengono che Franco attribuisse alla massoneria la responsabilità circa il ridimensionamento delle Forze Armate, facendo con che se sentisse costantemente osteggiato e perseguitato, al punto che già durante i primi anni della guerra civile, appartenere ad una loggia massonica era considerato lesa patria.



CONCETTO DELLA RAZZA NEL REGIME FRANCHISTA

"La salvaguardia della hispanidad, prevaleva su ogni cosa"

Nel discorso franchista l'idea della raza, andava oltre il semplice sentimento di appartenenza spingendosi verso un vero e proprio senso di esistenza all'humus della terra.

Il Maggiore Antonio Vallejo-Najera, capo del Servicios Psiquiatricos del Ejercito y capo de Los Servicios de promocion ideologica del Regimen, affascinato dalle teorie naziste e fautore della necessità di tutelare la purezza della razza, fondò nel 1939 un centro di indagine psicologica intento a fornire un'analisi critica della c.d psichiatria del fanatismo marxista arrivando alla conclusione che per salvaguardare la purezza della Hispanidad era necessario allontanare la prole dalle famiglie infette.




Nel 1942 circa 12.000 bambini vennero allontanati dalle proprie famiglie ed affidati all'ausilio social falangista, agli orfanotrofi oppure alle famiglie che fossero in grado di trasmettere determinati valori.

Secondo la logica franchista, i nemici della razza erano: proletariato ostile, repubblicani e chiunque costituisse una minaccia al regime.

Questo ragionamento culminò nella deportazione a Mauthausen di circa 7000 spagnoli, dove 5000 di loro trovarono la morte.


Affinché la repressione potesse essere attuata era fondamentale un apparato giudiziario e legislativo adeguato, per cui i decreti, le leggi e i tribunali vennero utilizzati per vendicare le colpe e scongiurare ogni tentativo di ribellione:

- 1936 eliminazione della propaganda marxista

- 1939 legge sulla responsabilità politica: I processi prevedevano la deposizione di testimonianze d aparte di coloro che dovevano denunciare chiunque non avesse aderito spontaneamente al regime, creando un clima di ostilità e diffidenza reciproca.

- 1940 legge contro il comunismo e la massoneria

- 1941 legge contro la propaganda illegale

A differenza della Germania, dove il regime distrusse attraverso diversi falò nelle piazze ogni cultura considerata inferiore e ostile, in Spagna essa non venne distrutta anzi venne custodita nelle biblioteche, e poteva, previa autorizzazione del regime, addirittura essere consultata.

L'apparato repressivo del regime venne descritto nel 1945 dallo stesso Franco:

  "Cada nación tiene sus tradiciones y pecularidades y asi comò en los enfermos cada hombre es un caso y loco seria medicinarlos con egual remedio."


RESISTENZA

Seppur disomogenea e poco pericolosa, la resistenza spagnola riuscì ad assestare un colpo alla sacralità del regime attraverso guerriglie e lotte intestine nell'attesa - e speranza - di un intervento delle potenze occidentali soprattutto in seguito alla burrascosa fine del nazifascismo.

L'elemento che accomuna il regime franchista e le dittature sudamericane del XX secolo è l'ansia del perdurare per i giorni di lutto di Franco, solo il PCE riusciva a mantenere in piedi una qualche forma organizzativa.

Nel 1956 nacque il Movimento Studentesco riaccendendo le ambizioni rivoluzionarie della nazione, portando alla nascita di diverse associazioni di sinistra e del movimento operaio, che culminarono nella  rivoluzione nei Paesi Baschi attuata dal movimento l'ETA.



CONCETTO DI LIBERTA' NEL REGIME FRANCHISTA

Molti studiosi affrontarono il tema della libertà, sottolineando il suo paradosso all'interno delle dittature europee.

In un primo momento il regime franchista non sembrava abusare di questo termine, magari proprio per non evidenziare le sue contraddizioni, tuttavia un'analisi più attenta sottolinea come in effetti il regime si fosse appropriato del termine e modificato il suo stesso significato.

"Seguire la strada tracciata dal Caudillo e dalla sua Cruzada, permette di vivere e agire in condizioni di libertà."

La vera libertà era quindi quella sottomessa e condizionata al regime, l'unica in grado di non ostacolare il cammino verso l'unità e progresso, contrapposta a quel dannoso libertinaggio selvaggio.

Alla democrazia illusoria va contrapposta quella reale, cui compimento si ottiene attraverso la partecipazione dell'uomo alla vita in famiglia, al municipio e sindacati.


LINGUAGGIO E IDIOMA

La repressione franchista veniva attuata anche attraverso il controllo del linguaggio utilizzato, l'idea de Las dos Españas si rifletteva anche attraverso i ritratti antitetici - contrari, in contrapposizione - che il regime intendeva imporre all'immaginario collettivo: bien y mal, verdad y mentira, vida y muerte.

Ricorrevano ad un lessico ricavato, ad esempio, dal mondo animale, astratto, religioso.

Questa raffigurazione permette di distinguere la Espana:

a. Que se iba a levantar:

- Salvando la nazione dallo sprofondamento

- Raddrizzandola e ricostruendola spiritualmente e materialmente.

b. Que se iba a morir:

- Che avvelenava l'anima popolare

- Disseminava odio e estremismo

- Distrutto e minacciato la pace e la Patria.

Un'altro strumento repressivo che concerneva il linguaggio era quello esercitato su tutte le parlate all'interno del territorio che non fosse il castigliano.

Inizialmente la legislazione ottocentesca spagnola non prevedeva l'utilizzo di strumenti di repressione pur riconoscendo la superiorità del castigliano, pertanto fu la volontà di centralizzazione, unificazione e omogeneizzazione, a spingere il Castigliano verso la una condizione di superiorità indiscussa sulle altre lingue. 

La Castiglia in effetti era considerata simbolo dell'essenza che aveva forgiato la Spagna, per cui la sua lingua rispecchierebbe il carattere audace e vigoroso della terra che l'aveva partorita.

Il 18 Settembre 1923 venne emanato un decreto che imponeva alle autorità di utilizzare esclusivamente il castigliano negli atti ufficiali, in un tentativo di portare al naturale declino delle lingue minori e dialetti.


Il Franchismo così adottava il castigliano come la lingua esclusiva e ufficiale della Patria.




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