Gli Stati dell'UE sono da sempre impegnati nell'incessante lotta all'immigrazione irregolare, mettono in atto una serie di misure quali:
- Pattugliamento congiunto: Frontex
- Sistema informazione visti: segnalazione dei cittadini per la non ammissione
- Regolamenti visti e codice visti
Per promuovere la cooperazione, vennero adottati due importanti atti, i quali promuovevano
a. Reciproco riconoscimento dei provvedimenti di espulsione
b. Cooperazione e assistenza alle operazioni di rimpatrio congiunto
Queste misure vennero però considerate insufficienti, ciò spinse Olanda, Spagna, Germania, Lussemburgo, Francia e Belgio ad concludere il Trattato di Prum: una serie di operazioni congiunte di polizia volte al contrasto dell'immigrazione clandestina e delle attività criminali riconducibili a tale fenomeno quali il traffichino e lo smuggling, mediante lo scambio di informazioni, esperti e risorse.
In seguito all’entrata in vigore del trattato fra il Regno del Belgio, la Repubblica federale di Germania, il Regno di Spagna, la Repubblica Francese, il Granducato di Lussemburgo, il Regno dei Paesi Bassi e la Repubblica d’Austria riguardante il potenziamento della cooperazione transfrontaliera, in particolare al fine di lottare contro il terrorismo, la criminalità transfrontaliera e la migrazione illegale («trattato di Prüm»), la presente iniziativa è presentata, di concerto con la Commissione europea, nel rispetto delle disposizioni del trattato sull’Unione europea, allo scopo di incorporare la sostanza delle disposizioni del trattato di Prüm nel quadro giuridico dell’Unione europea. |
Occorre tuttavia ricordare che nello svolgimento di queste operazioni, spesso gli Stati, nonostante abbia regimi tendenzialmente democratici, incorrono nella violazione più o meno grave dei diritti umani e delle libertà fondamentali, alle quali le garanzie costituzionali non sempre riescono ad ovviare.
Di fronte ad uno status migratorio irregolare, lo Stato può:
a. Procedere con l'allontanamento dello straniero mediante una decisione di rimpatrio
b. Emettere un provvedimento di regolarizzazione dello status migratorio mediante una sanatoria.
In un primo momento questa sanatoria sembrerebbe incompatibile con il diritto comunitario, il quale come sappiamo stabilisce che di fonte ad uno status irregolare, lo Stato proceda con l'allontanamento come un tentativo di dissuadere gli stranieri di ogni tentativo di ingresso irregolare.
Tuttavia nel 2005 la Spagna mise in atto un ambizioso progetto di regolarizzazione degli stranieri residenti nel proprio territorio suscitando proteste tra gli altri Stati membri, l'Unione Europea si trovò così costretta ad emanare la direttiva 2006/688 con la quale imponeva l'obbligo di condivisione e cooperazione tra gli Stati in modo da contrastare eventuali ricadute transfrontaliere di tale decisione.
Attualmente possiamo affermare che sia il Codice Frontiere, sia il Diritto Comunitario sembrino riconoscere la possibilità di sanare lo status migratorio dello straniero sia:
a. Su base individuale: mediante il riconoscimento delle forme di protezione umanitarie
b. Su base generale: purché lo Stato dimostri di rispettare alcuni punti cardini quali:
- Provvedimento deve essere motivato
- Criteri utilizzati devono essere chiari e trasparenti
- Devono consultare la Commissione e gli altri Stati membri
COOPERAZIONE TRA GLI STATI
L'efficace contrasto all'immigrazione clandestina richiede una stabile cooperazione tra gli Stati.
Inizialmente questa cooperazione si basava su vantaggi apparentemente a senso unico dove lo Stato di destinazione dei flussi migratori irregolari, per assicurare il corretto adempimento della riammissione, concludeva con lo Stato d'origine dei flussi migratori accordi economici e agevolazioni giuridiche in materia di visto.
Con il tempo decisero di promuovere la filosofia del mutuo beneficio, da qui l'importanza dell'Approccio Globale in Materia di Globalizzazione: Misure Incentrate in Africa e nel Mediterraneo dove lo Stato di destinazione concedeva agevolazioni in materia di visto ai cittadini dello Stato di origine, in cambio dell'impegno del governo di questo paese a mettere in atto misura di contrasto all'immigrazione clandestina.
Gli attuali (e gli eventuali futuri) dialoghi sui visti avviati dall'UE dovrebbero pertanto essere valutati a fondo nel contesto generale dell'approccio globale per garantire che, prima che siano facilitati o aboliti gli obblighi di visto di un paese partner, questo abbia soddisfatto una serie di parametri specifici, in particolare in settori quali l'asilo, la gestione delle frontiere e la migrazione irregolare. Questo processo può garantire la mobilità in un ambiente sicuro.
Commenti
Posta un commento